Donne e birra, una storia di lunga data
Da Report Assobirra 2020
La birra alle donne piace sempre di più. Il 70% delle donne italiane consuma birra e il 30% di loro lo fa almeno due volte a settimana. Tra donne e uomini, almeno nel consumare la birra, non sembrano esserci grandi disparità! Come rivela anche il Reputation Trak® che segnala, nell’ultima edizione del 2020, una crescita di 6,3 punti dell’apprezzamento verso questa bevanda da parte delle donne, andando a colmare il gap da sempre esistito con gli uomini. Negli ultimi 5 anni, 4 donne su 10 hanno aumentato i consumi di birra, diventando delle vere esploratrici del gusto.
COSA HA CONTRIBUITO A CAMBIARE IL RAPPORTO TRA LE DONNE E LA BIRRA?
Ne parliamo con Elvira Ackermann, presidente dell’Associazione Le Donne della Birra
SI DICE CHE IL BINOMIO DONNE E BIRRA ABBIA RADICI ANTICHE, A QUANDO RISALE?
Da sempre la presenza femminile nella produzione birraria è stata importante.
Basti pensare che nel corredo della sposa mesopotamica c’erano sempre un vaso da orzo, una caldaia e altri utensili, in pratica un kit per fare la birra, e che il termine con cui i Paesi mediterranei definiscono la birra (cervisia, cervogia, cerveza) deriva da Cerere, dea della terra e delle fertilità, a cui si aggiunge il suffisso vis, forza. La birra è stata dunque, fin dalla sua origine, declinata al femminile.
Fu una donna, Suor Hildegard von Bingen, attorno al 1150, a scoprire l’utilizzo del luppolo come conservante della birra. Ancora una scoperta dal mondo delle donne: nel 1907 Mathilde Schneider, a capo del birrificio Schneider Weisse, presentò la prima Weizen Doppelbock bavarese. Le cose cambiaro- no quando la produzione della birra uscì dall’ambito casalingo per entrare nei conventi e suc- cessivamente nel mondo im- prenditoriale, dove gli unici a possedere i capitali necessari erano gli uomini.
COSA È CAMBIATO OGGI NEL RAPPORTO DONNA E BIRRA?
Dopo anni in cui nel nostro Paese la birra ha avuto una con- notazione prettamente maschi- le sia a livello produttivo che di consumi, da un po’ di tempo le cose stanno cambiando. Innan- zitutto, le donne hanno iniziato ad apprezzare questa bevan- da grazie alla varietà di stili di- sponibili sul mercato, che van- no ben oltre lo standard delle Lager diffuse con l’inizio della produzione di massa di questa
bevanda. Diciamo che non esi- ste la birra, esistono le birre e le donne italiane hanno imparato ad apprezzarle. Inoltre, nel frat- tempo, grazie al ‘movimento craft’, le donne sono entrate nel mondo brassicolo, portando in questo contesto tutta la loro creatività, sensibilità e fantasia sia a livello di produzione che dicomunicazione.
Possiamo affermare che ci sono tipologie di birra che le donne prediligono? Cosa cercano le donne nella birra?
Una volta si diceva che le donne non amano l’amaro. E’ una questione atavica, legata alle funzioni di ricerca del cibo, in particolare delle bacche e delle erbe, in epoca preistorica. L’amaro è il sapore del veleno e l’idiosincrasia delle donne per l’amaro metteva al riparo la prole da eventuali avvelenamenti. Tutto cambia e anche queste sensazioni gustative si vanno modificando portando il palato femminile a gradire anche Pilsner e IPA. Non esiste una varietà preferita o meglio come gli uomini anche le donne bevono soprattutto Lager e Pils, le più diffuse e beverine, anche se stiamo assistendo a una crescente preferenza, soprattutto da parte del pubblico femminile più appassionato di questa bevanda, nei confronti delle birre acide, come le Lambic e le Geuze o, restando sempre in ambito di gusti aciduli, anche delle più ‘facili’ Weiss.
Momenti prediletti di consumo?
Ogni momento è buono per bere una birra, ma sappiamo che le donne italiane hanno un approccio particolarmente responsabile. Proprio una ricerca di Assobirra di qualche anno fa aveva rilevato che in Italia abbiamo il maggior numero di consumatrici in Europa, ma col consumo procapite più basso. Le italiane prediligono un consumo moderato, spesso a tavola e con l’utilizzo della birra anche in cucina, come ingrediente in grado di valorizzare un piatto.
Una passione che è diventata anche una professione, nella filiera brassicola troviamo donne imprenditrici … Quanto è cresciuto negli ultimi anni l’interesse professionale e che prospettive di sviluppo vedete?
L’attenzione del mondo imprenditoriale nei confronti del settore birrario è cresciuta molto negli ultimi dieci anni, soprattutto in seguito allo sviluppo del movimento della birra artigianale, che ha aperto molte opportunità d’impresa anche a piccole realtà che molto spesso hanno aggiunto la produzione di birra a un’attività preesistente, come, ad esempio, un’azienda agricola che produce materie prime. Molte donne hanno avviato attività di somministrazione e distribuzione di birra o hanno iniziato a offrire servizi di comunicazione e marketing ai birrifici. Per non parlare della moltiplicazione delle beer sommelier, che hanno conquistato importanti riconoscimenti nelle competizioni di settore. Oggi le donne hanno più facilità all’accesso agli studi, a ottenere titoli professionalizzanti, ad accedere a posizioni lavorative più elevate e a conseguire una maggiore indipendenza e disponibilità economica per avviare proprie attività, cosa che ha permesso l’emancipazione anche nel settore birrario conquistando più rispetto e considerazione rispetto al passato. E’ il ‘Rinascimento delle Donne della Birra’.
Vi definite un’associazione di donne che amano la birra! Come è nata l’idea di fondare un’associazione?
Le donne iniziavano ad appassionarsi alla bevanda e stavano diventando una fetta importante dei consumi, ma la comunicazione faceva ancora leva su messaggi discutibili e modalità irrispettose del corpo delle donne. Inoltre, come ho detto prima, le donne si stavano affacciando sempre più numerose anche nell’ambito produttivo birrario dove la forza fisica necessaria per lo svolgimento di alcune operazioni all’interno dei birrifici giocava piuttosto a favore degli uomini. Quindi, con Caroline Noël e Giuliana Valcavi abbiamo deciso, 6 anni fa, di dare vita a un’associazione che interpretasse i valori femminili del settore, tutelando la parità di genere negli ambienti di lavoro e promuovesse un doveroso rispetto della figura femminile nella comunicazione.